Mio caro Felix delle Mimose,
il tempo non è stato cortese con te, né clemente con
noi, soprattutto per l’amata padroncina che ti amava come un figlio. Sì, diceva
il suo primogenito.
Eri ancora giovane, venti anni sono pochi per
morire. Troppo pochi quelli impegnati allo svago.
Veramente pochi, considerate le attenzioni. Non
voglio rimproverare nessuno. Ti abbiamo accolto nei modi più consoni alla tua
stazza, più confortevoli e accoglienti. Infinite cure, incommensurabili le
attenzioni della tua Patrizia. Ricordi?
Bastava un fischio per farti scorazzare quando
soggiornando al paddock ci venivi incontro festoso con la tua bellissima
criniera al vento. Eri bellissimo, elegante, muscoloso, un gran Cavallo.
Felix delle Mimose, hai vissuto bene, ambivamo alla
tua presenza, confidavamo di condividerla più a lungo possibile.
Mi sbagliavo, ci sbagliavamo: l’Uomo Propone, Dio
dispone.
Non avevamo questa percezione. Anche se delicato, cagionevole, dicevamo
sempre, le troppe attenzioni guastano, le coccole viziano. Non era così,
evidentemente.
Sempre tu a
fare quel patto con la vita: vivere.
Ecco la tua ultima sofferenza, se vogliamo breve,
poco più di due giorni, nonostante le assicurazioni dei veterinari, tu
soffrivi, cercavi la tua mamma adottiva, mettevi il muso sotto le sue ascelle,
chiudevi gli occhi perché non vedessimo la tua sofferenza, sei stato un cavallo
generoso, buono, giocoso.
Non meritavi questo, per prima tu, e nemmeno noi che
di saccheggi ne abbiamo subiti tanti, troppi.
Ora lasci un vuoto incolmabile.
Le bambine chiedono a gran voce di Felix delle
Mimose, sollecitando la mamma a venire da te, è un triste daffare, dir loro che
tu sei volato in cielo, non lo comprendono ancora.
Troppo piccole per gli addii.
Addio Felix delle Mimose, riposa in pace.
Se è vero che hai conosciuto la sofferenza è
oltremodo vero che, hai conosciuto il grande amore. Non è mai venuto meno, e se
qualche volta hai sofferto qualche nostalgia, perdonaci.
Con
amore, la tua famiglia.