Ho con me quella pietra calcarea sottratta alla faglia
Di quel terremoto d’origine tettonica
Quando il sisma - incurante del sole
Imperversava violento su tutta la vallata
Stringo a me le tue cose e su di loro
Concentro questo bene
Assieme
Respiro l’odore della tua pelle dal profumo campestre
Sa ancora di salvia
Aggiungo senza parsimonia
- piccoli resti di neve ghiacciata -
Tra le rocce affioranti del biancospino i cespugli
Abbarbicata su quel terreno duro
Incurante della faglia sporgente
La maggiorana profuma l’etere adiacente
E’ un vero paradiso - la tua Valle
Deve aver incontrato favore la timida lepre
Nascosta in quelle insenature dove il sisma ha esploso
Sul versante di fronte lungo gli argini del fiume
Reso ancora brullo dall’ultimo inverno
I costoni si riscaldano al sole
Lasciandosi accarezzare dall’ultimo raggio
Timido - ti sfugge di mano una carezza
Per me è vita
Non oltrepasso mai quella zona da me considerata intima
E’ difficile considerare gli accadimenti
Sono all’oscuro del tuo modo di amare
Sempre più difficile essere approssimativa
Boscose zone dove i faggeti regnano incontrastati
Alitando a Dio le cime - come trofei da mostrare
Con lo sguardo fisso mi chiedo
Dove gli abitanti del folto troveranno ristoro?
Dove approverò la notte io?
fm
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