sabato 11 aprile 2009

Il giorno del dolore


Ho ascoltato
Il lamento della Terra
Lungo
Violento
Rimbombante
Sconvolta
Ho guardato la luna
Con piedi incerti
Circospetti per la paura
Ovunque silenzio - qui alla Rocca
Il gemito ha risvegliato il latrare dei cani
Lassù
Le luci erano distanti
E l’ispezione - restò insoluta
Ho pensato al mare
Alle sue paure
Spaventata per un altro Tsunami
Ho immaginato un’altra tragedia
Pochi secondi
E una città è abbattuta
Si avvicinano alle crepe - i tenuti in vita
Cercando con le sole mani
La vita che geme
In molti
Invitati ad uscire dalle loro case
Una catastrofe
Si è consumata una sciagura
La Terra
Reclama la vita
L’Abruzzo ne fa le spese
Lo speaker annuncia la tragedia
La più grande - in questo nuovo millennio
C’è bisogno urgente di soccorsi
Silenzii
Apprensioni
Arriva il terrore
L’andatura si fa più incerta…
Si cerca tra le macerie
Per molti - viene meno il respiro
Lì – qualcuno ha un nome
Qualcuno ha un nome
Il dolore dilaga
Si potenzia il sogno
In questa settimana di passione
Dolore
Solitudine
Appare subito evidente
Quanto remota è - l’illusione
Pur incoraggiando la speranza
Non è stata sufficientemente prodiga
Non ha tenuto in vita - la vita
Si contano le anime…
Forse duecento…poi si perde il conto
Ad oggi - duecentonovantatre
Ho le lacrime agli occhi
Per favore
Quel qualcuno
Smetta di aggiornare la lista
Un compito gravoso
Troppo
Ah, dolore
Torni regolarmente qui
In questo mio pensare…
Torni ancor più espansivo
In questo presente
Con quale coraggio
Dimmi
Con quale coraggio ti riproponi?
Affronterò
Con chi di dovere - l’argomento…
Non amo queste notizie
Io amo l'amore
La vita
Non dovrebbe andarsene
Con questa ferocia
La vita ama gli aspetti più comuni
Ama il colore
Ama andarsene
Trattenuta dagli affetti
Ho perso gli occhi
Nel guardare quei piccoli fiori
Non ancora sbocciati
E’ stato un pungiglione troppo duro
Per le loro piccole mani
Ancora spoglie del domani
Non oserò chiedere quale sofferenza
No
Chiederò se c’è un Autore
Che ha potenziato
Questa forza improvvisa
Non mi arrenderò
Invocherò la scienza

La scienza
Si fa presto ad avviarsi…
Qui
Rimane impresso l’ampio piazzale
Dove ognuno di Voi è stato mondato
Nel fuggevole saluto
Nessuno Vi ha chiesto perdono
Per la probabile distrazione…
Lo faccio Io
Nessuno
Potrà riscattare per Voi
Le giuste attese dell’Esistenza…
Nessuno
Potrà donarvi più il sogno
Né l’amore
Né la vita
Ed Io
Invano guarderò per Voi
Il primo fiore della primavera
*****
Vi sia lieve il riposo

3 commenti:

DR ha detto...

Bella, completa, meditata a lungo: il dolore si è sedimentato, ha avuto tempo di elaborarsi, di riversarsi fluido sotto forma di pianto. E amara è la constatazione che il vivere umano è in balia del destino, come le foglie. Amara è anche la conclusione, lo strazio di questi giorni contrasta ancora di più con il rigoglio della primavera. Buona Pasqua, Franca...

Renoir

Asia ha detto...

Grazie Renoir, ricambio gli auguri. Molte conoscenze, pochi gli amici, che annovero tra le dita di una mano, ringrazio il Cielo, di questa opportunità, grata alla tua amicizia che, ritengo un privilegio, al tuo affetto, mi stringo al tuo dolore che avverto mio. S', la primavera è mutilata, nessuno può rinverdire il suo prato. Quelle forme, quei colori, quei sorrisi, ormai sono spenti. Sta a noi farli rivivere. Tu sei Grande. puoi farcela. Il mio affetto Ami. Franca

Asia ha detto...

Grazie Renoir, ricambio gli auguri. Molte conoscenze, pochi gli amici, che annovero tra le dita di una mano, ringrazio il Cielo, di questa opportunità, grata alla tua amicizia che, ritengo un privilegio, al tuo affetto. Mi stringo al tuo dolore che avverto mio. Sì, la primavera è mutilata, nessuno può rinverdire il suo prato. Quelle forme, quei colori, quei sorrisi, ormai sono spenti. Sta a noi farli rivivere. Tu sei Grande. Puoi farcela. Il mio affetto Ami. Franca